Lato A dell’incisione: Konzert fur flote und Harfe mit Orchester
C-dur KV 299
Lato B: Carl Reinecke
Fur Harfe mit Belgeitung des Orchester
E moll op.182
Lato A dell’incisione: Konzert fur flote und Harfe mit Orchester
C-dur KV 299
Lato B: Carl Reinecke
Fur Harfe mit Belgeitung des Orchester
E moll op.182
Disco 1 lato A
Cantata 28
“Gottlob nun geht das jahr zu Ende” BWW 28
Disco 1 lato B
Cantata 29
“wir danken dir, Gott, wir danken dir” BWW 29
Disco 2 lato A,
Cantata 30
“Freue dich erloste Schar” BWW 30 (1-6)
disco 2 lato B
Cantata 75
“Freue dich erloste Schar” BWW 30 (7,12)
Bach: Cantate volume 8
Scarica qui il volume 8 delle cantate di Bach
Disco 1 lato A
Cantata124
“Meinen Jesum Lab Ich nicht” BWV 124
Disco 1 lato B
Cantata 125
“Mit Fried und Freud ich fahr dahin” BWV 125
Disco 2 lato A,
Cantata 30
“Erhalt uns, Herr, bei deinem Wort” BWV 126
disco 2 lato B
Cantata 75
“Herr Jesu Christ, wahr’ Mensch und Gott” BWV 127
Bach: Cantate vol 19
Scarica qui il volume 19 delle cantate di Bach
Disco 1 lato A
Cantata 73
“Herr, wie du willt, so schicks mit mir” BWV 73
Disco 1 lato B
Cantata 74
“wer mich liebet, der wird mein Wort halten” BWV 74
Disco 2 lato A, disco 2 lato B
Cantata 75
“Die Elenden sollen essen” BWV 75
Beethoven: Spetet op.20
Scarica qui septet op.20 di Beethoven
Disco 1 lato
1 movimento: adagio – allegro con brio
2 movimento: adagio cantabile
3 movimento: tempo di minuetto
Disco 1 lato B
4 movimento: tema con variazioni: andante
5 movimento: scherzo: allegro molto vivace
6 movimento: andante con moto alla marcia. Presto
Gieseking interpreta Ravel
Scarica qui Gieseking interpreta Ravel
Sonatina in fa diesis maggiore
Valses noble et sentimentales
Menuete antique
Lato B
Menuet sur le nom d’Haydn
A la maniere de chabrier
Gaspard de la nuit
Disco 2 lato A
Le tombeau de couperin
Prelude
A la maniere de borodine
Lato B
Miroirs
Pavane pour une infante defunte
Il posto occupato da Maurice Ravel nella storia della musica, cosi come la sua stessa personalità artistica, ha suscitato sempre polemiche e commenti contraddittori. Questo piccolo basco, che a volte non riusciva a nascondere la sua provenienza dai Bassi Pirenei ed altre rassomigliava a un vecchio marinaio intento a giochi infantili, come dice Maurice Délage, apparteneva senza dubbio all’ambito spirituale dell’impressionismo. Ma egli seppe anche raggiungere e conservare sempre una forma tutta sua e ben individuata. Tale individualità, inserita in un carattere decisamente equilibrato, lo avrebbe spinto a cercare sempre nuovi procedimenti per esprimere se stessa. La natura lo aveva dotato di una mano meravigliosamente sottile, di lunghe dita e di un pollice che poteva estendersi a coprire due note bianche contemporaneamente. E quindi al pianoforte che egli da la sua prima composizione quando era ancora allievo di Charles Beriot al Conservatorio; nasce quella Sérénade grotesque del 1894 che Roland Manuel pone all’origine di tutta la sua produzione in un’epoca in cui Ravel e affascinato dai Valrex romantique: di Chabrier ed e pienamente cosciente delle Sarabandex di Satie. Ma nel brano ci si sforzerebbe inutilmente di cercare quella tecnica del pollice di cui si e detto, cosi com’è assente quel senso ironico che caratterizzerà la sua produzione posteriore, un senso che è soltanto presente nel titolo. La tecnica raveliana e assente anche da Menuet antique del 1895 e dalla Pavane pour une Infante defunte del 1899 dove invece l`autore sfoggia un innato senso di equilibrio armonico che colora con leggeri tocchi una forma austera e un po’ arcaica. La forma che Ravel perfezionerà in seguito non si trova tanto dissolta nel colore quanto condensata in linee di incredibile cantabilità e in dolcissime sonorità. Il suo gusto armonico deriva soprattutto dalla combinazione di quelle appoggiature che non risolvono. La note a cote si attacca all’accordo, lo colora e lo ingemma. E sempre sostiene l’impalcatura la profonda sensibilità cantabile ed elegante che crea una musica espressiva e soggettiva. Il senso che ne deriva è quello di una malinconia sensuale. Seguendo Cortot, è interessante a questo punto notare le idee errate che impediscono una piena comprensione dell’arte raveliana. La prima di quelle affermazioni sostiene che Ravel fu emulo di Debussy, specie se si tiene conto di un’affermazione fatta dal musicista di Ciboure che sosteneva di aver capito che cos’era la musica “asco1tando per la prima volta il Prélude a l’aprés midi d’un faune”. Ma c’è anche una altra affermazione di Ravel che ridimensiona la questione. Accusato di plagio da Edouard Lalo per i suoi ]eux d’eau fece il punto tramite una lettera pubblicata dal giornale Le Temp: il 9 aprile 1907; “Lei si dilunga eccessivamente a mio parere, sopra un testo pianistico che ritiene piuttosto originale e di cui vuole attribuire la creazione a Claude Debussyt. Debbo avvertirla subito che ]eux d’eau e stato composto ed eseguito all’inizio dell’anno 1902. In quell’epoca, di Debussy erano noti soltanto i tre pezzi che compongono l’opera Pour le piano. Inutile riconfermare la mia sincera ed appassionata ammirazione per tale lavoro ma, per sottolineare l’inopportunità delle sue affermazioni sulla presunta influenza esercitata dall’illustre compositore nell’opera che lei critica, le debbo confessare la mia convinzione che Pour le piano, da un punto di vista strettamente pianistico, non ha rivelato nulla di nuovo”. E naturale che Ravel fosse interessato alle infinite possibilità e prospettive che l’arte di Debussy poteva offrire; ma non e men vero che Debussy abbia subito a sua volta l’influenza di Ravel, Ma per educazione, gusto, carattere, stile, i due sono completamente distanti e ognuno rappresentativo della musica francese. Una seconda idea decisamente errata e quella che vuole inesistente la sensibilità di Ravel. Le Temps del 1911 accusava il Ravel di Miroirs in questo modo: “Dove Debussy é tutta sensibilità, Ravel è completamente insensibile e prende a prestito senza esitare non soltanto la tecnica ma la sensibilità altrui”. In realtà questa idea critica può essere stata originata dalla ripulsa per l’autobiografia che Ravel sentiva prepotentemente e dal suo pudore con cui chiudeva in sé propri sentimenti che davano 1’idea del1’inesistenza della sensibilità nelle sue pagine. “La perfezione del suo mestiere ” dice Cortot, “che feconda la sensibilità rendendola creatrice, non è stata riconosciuta sufficientemente come una delle fonti del suo genio”. Un rigore inflessibile contrassegnava la musica di Ravel opponendola alla libertà di quella di Debussy. “Io non voglio che s’interpreti la mia musica “, disse un giorno l’autore dl ]eux d’eau a un gruppo di giovani che gli chiedevano lumi sul1’interpretazione, “e abbastanza che la si suoni”. Ancora più rivelatore e quanto scrive a jules Renard: “Il mio scopo è quello di dire con la musica quello che voi dire con le paro1e… Io penso e sento la musica. C’è la musica istintiva, sentimentale: la mia; e poi c’è la musica intellettuale: quella di d’Indy “. Sempre secondo Cortot, ci sono quattro principi essenziali che differenziano Debussy e Ravel: il carattere del linguaggio musicale, la realizzazione strumentale, la scelta dei soggetti e gli influssi. Proprio perché la sensibilità di Ravel è più contenuta e nascosta, in Debussy essa si manifesta a livello del genio; ma in Ravel e l’inte1ligenza che emerge in pieni poteri organizzativi. Come si e detto Ravel debuttò nella composizione con quella Sérénade grotesque rimasta inedita e composta a11’epoca del Conservatorio. Ma già l’anno successivo Ravel lasciava perplessi i componenti la commissione d’esame con il Menuet antique scritto proprio come prova d’esame. Sebbene la data di comp0sizK1e sia il 1895, il lavoro fu pubblicato molto più tardi da Enoch e quindi orchestrato. I _membri della commissione non erano certo abituati a trovare rama personalità in uno scolaro del Conservatorio infatti il Menuet, un insieme di “atticismo e di Amore parodistico” , rinchiude tutta l’essenza di Ravel con il suo ritmo nervoso la linea raffinata, la sottigliezza armonica. Non si tratta certamente di un’opera amena e la sua stessa cadenza gli conferisce una gravità che comunque non si riallaccia ai tempi arcadici. “un costante regime di ritardi e appoggiature”, dice Cortot, il gioco quasi severo delle imitazioni che fanno passare il soggetto dalla mano destra a quella sinistra, rivestono l’esposizione del Minuetto propriamente detto di un accento singolarmente volontaristico”. Sites auriculaires composto dall’Habanera e da Entre clochex appartiene alla stessa epoca, 1895-1896, ed e 1’opera alla quale si deve l’affermazione di Ravel. Scritta per due pianoforti e presentata da Ricardo Vines e da Marta Dron alla Société National nel 1898, Sites auriculaires presenta con l`Habanera un Ravel che ricorre a tutte le nuove sonorità e che, nonostante i suoi diciannove anni, proporziona meravigliosamente. Nel 1907 queste stesse sonorità presero la forma orchestrale e l’Habanera fu incorporata nella Rapsodia spagnola; nella loro forma originale i due brani che compongono Sites auriculuires sono rimasti inediti. Nonostante Gieseking non presenti queste due composizioni per due pianoforti in questa raccolta delle opere pianistiche di Ravel, e stato necessario un cenno sulla Habanera dato l’importanza che essa riveste nell’evoluzi0one del musicista francese. Notissima invece, ma ripudiata dal proprio autore, e la Pavane pour une Infante defunte scritta nel 1899 per pianoforte e più tardi orchestrata. Il titolo potrebbe far pensare a qualche terribile dramma dal quale Ravel avesse tratto ispirazione: invece, per lui, “suonava bene e basta”. Fu Raymond Schwab che abbinò alla musica in un secondo tempo il racconto di una “Infanta” spagnola che danzò questa Pavana il giorno del suo decimo compleanno e non volle mai più ascoltare altra musica all’infuori di questa. Ma Ravel non amava questa sua creatura: “Non provo nessuno imbarazzo a parlarne: è abbastanza vecchia perché sia abbandonata dal compositore nelle mani del critico. A cosi tanta distanza io non ne vedo più le qualità! Ma, ahimè, ne percepisco completamente tutti i difetti: l’influenza di Chabrier, troppo scoperta, e la forma abbastanza povera”. Un giorno però in cui ascoltava un pianista che la eseguiva in un tempo lentissimo la difese in questo modo: “Un’altra volta, si ricordi che io ho scritto una Puvane pour une Infante defunte e non una pavana defunta per una Infanta”. Rimane il fatto che le critiche di Ravel alla sua opera sono giustificate: la melodia è alquanto incolore, il fascino ha sapore dolciastro e la stessa maestria strumentale di Ravel è minacciata da sorprendenti goffaggini che sono parzialmente eliminate soltanto nella versione sinfonica, La costruzione musicale del brano è basata sulla triplice ripetizione della stessa frase melodica; ogni ripetizione è separata dall’altra da un intermezzo.
La Sinfonia n. 3 in re minore di Gustav Mahler, fu composta tra il 1893 e il 1896, ed eseguita per la prima volta solo nel 1902, è la più lunga sinfonia che sia mai stata scritta, una esecuzione dura infatti in media circa 95 minuti.
Scarica qui la sinfonia nr.3 di Mahler
Struttura
Nella sua forma definitiva la sinfonia è divisa in sei movimenti:
1. Kräftig entschieden (Forte e risoluto)
2. Tempo di Menuetto
3. Comodo (Scherzando)
4. Sehr langsam – Misterioso (Molto lento – misterioso)
5. Lustig im Tempo und keck im Ausdruck (In tempo vivace e sfrontato nell’espressione)
6. Langsam – Ruhevoll – Empfunden (Lentamente, tranquillo, profondamente sentito)
Il solo primo movimento, che dura all’incirca trenta o quaranta minuti, è la prima parte della sinfonia. La seconda parte è composta dagli altri cinque movimenti e dura fra sessanta e settanta minuti.
Come per tutte le prime quattro sinfonie, in origine Mahler aveva previsto una sorta di programma che aiutasse a spiegare il contenuto musicale della composizione; in questo caso aggiunse un titolo per ciascuno dei sei movimenti:
1. Pan erwacht. Der Sommer marschiert ein (Pan si risveglia, arriva l’estate)
2. Was mir die Blumen auf der Wiese erzählen (Quello che i fiori narrano)
3. Was mir die Tiere im Walde erzählen (Quello che gli animali della foresta mi raccontano)
4. Was mir der Mensch erzählt (Quello che l’uomo mi racconta)
5. Was mir die Engel erzählen (Quello che gli angeli mi raccontano)
6. Was mir die Liebe erzählt (Quello che l’amore mi racconta)
I titoli vennero eliminati prima della pubblicazione nel 1898.
Analisi
Il lunghissimo primo tempo (oltre mezz’ora di durata) inizia con un plastico tema eseguito dagli otto corni all’unisono, che verrà sviluppato per tutto il movimento; solo dopo una smisurata e cupa introduzione il movimento si trasforma a poco a poco in una marcia quasi orgiastica, in cui alcuni hanno visto la descrizione del risveglio del dio Pan
Il secondo movimento è un minuetto con il sottotitolo Was mir die Blumen auf der Wiese erzählen (Quello che i fiori narrano) che guarda decisamente alle atmosfere ovattate del classicismo mozartiano.
Il terzo movimento è una specie di cavalcata notturna con motivi rielaborati dal Wunderhorn, inframmezzato da lunghe oniriche frasi affidate ad una cornetta da postiglione (flicorno) posta dietro le quinte. Anche qui c’è un sottotitolo: “Quello che gli animali mi narrano”.
Nel quarto e quinto tempo Mahler fa di nuovo ricorso alla voce umana (lied per contralto, coro e orchestra che porta il sottotitolo: “Quello che sussurra la notte”). Nel quarto movimento un contralto intona alcuni versi tratti da Also sprach Zarathustra di Friedrich Nietzsche: il movimento è strutturalmente diviso in due strofe inframmezzate da un interludio orchestrale in cui sembra di sentire una reminiscenza della famosa canzone spagnola La Paloma.
Il quinto tempo (Quello che gli angeli mi narrano) è un breve lied di nuovo tratto dal Wunderhorn, intonato da un coro femminile con l’accompagnamento di un coro di bambini che imita onomatopeicamente il suono delle campane, rappresentando gli angeli. La sinfonia si conclude con un vastissimo Adagio in re maggiore (‘Quello che l’amore mi narra), introdotto da una lunga frase degli archi che sfocia nel tema principale, una sorta di corale che viene sviluppato nel corso del movimento fino ad apparire alla fine gridato a piena voce da tutta l’orchestra.
Il VI movimento chiude quindi il ciclo sinfonico, che nel caso della III sinfonia rappresenta la nascita della vita, rappacificando il groviglio sonoro creato con i movimenti precedenti.
Bach: Concerti Brandeburghesi nr.2, nr.7
Mahler: Sinfonia nr.7
1 Satz: Langsam (Adagio) – Allegro resoluto ma non troppo
2 Satz: Nachtmusik (Allegro moderato)
3 Satz: Schattenhaft
4 Satz: Nachtmusik (Andante amoroso)
5 Satz: Rondò finale (Allegro ordinario)
Scarica qui la sinfonia nr.7 di Mahler
Gustav Mahler nacque a Kalist (Boemia) il 7 luglio 1860 da genitori ebrei poveri, iniziò lo studio della musica a 5 anni e crebbe a Iglau (Moravia).
All’età di quindici anni entrò nel conservatorio di Vienna, dove studiò pianoforte e composizione, ottenne vari premi e finì gli studi nel 1878.
Dal 1880 fu direttore d’orchestra e “Kapellmeister” a Hall, Lubiana, Olmütz, Kassel, Praga, Lipsia e, nel 1888, divenne direttore del Teatro Reale dell’Opera a Budapest.
Dal 1891 fu primo direttore d’orchestra ad Amburgo e nel 1897 fu chiamato all’Imperial Regio Teatro dell’Opera di Vienna diventandone presto il direttore.
I dieci anni della sua direzione (fino al 1907) sono considerati gli anni più brillanti nella storia gloriosa di questo teatro.
Dopo le sue dimissioni si impegnò quale direttore ospite presso la Metropolitan Opera House a New York (due stagioni) e più tardi assunse la direzione della Philharmonic Orchestra di New York in uno straordinario crescendo di notorietà, legata anche alle sue opinioni moderne in merito ai criteri interpretativi.
L’ ininterrotta attività di direttore d’orchestra lasciò a Mahler pochissimo tempo da dedicare alla composizione alla quale erano dedicati i mesi di vacanza. Per questo creò le sue migliori opere in montagna sull’Attersee”, sul Wörthersee” e dal 1908 a Dobbiaco.
Le frequenti tournée di concerti, per dirigere le proprie opere, lo portarono in giro per l’Europa nei più famosi teatri delle capitali e fu proprio durante una di queste tournèe che si ammalò gravemente e, tornato a Vienna, vi morì il 18 maggio 1911.
Molte opere di Gustav Mahler sono andate distrutte o perdute, ma ci rimangono:
– “Sinfonie I – IX”
– “X. Sinfonia” (frammento)
– “Das klagende Lied”
– “Das Lied von der Erde”
– “Lieder eines fahrenden Gesellen”
– “Canzoni da “Des Knaben Wunderhorn”
– “Kindertotenlieder”
– “Rückert-Lieder”