Scarica qui le interpretazioni di Walter Gieseking
lato 1
Wolfgang A:Mozart
Quintetto in mi bemolle maggiore K.542
Walter Gieseking piano e il quartetto di fiati Philarmonia
Lato 2
Ludwig van Beethoven
Quintetto in mi bemolle maggiore Op.16
Walter Gieseking piano e il quartetto di fiati Philarmonia
Lato 3
Wolfgang A.Mozart
LIEDER
Elisabeth Schwarzkopf, soprano
Walter Gieseking, pianoforte
Lato 4
Wolfgang A.Mozart
LIEDER
Elisabeth Schwarzkopf, soprano
Walter Gieseking, pianoforte
Lato 5
Ludwig van Beethoven
Concerto N.1 in do maggiore Op.15 per pianoforte e orchestra
Walter Gieseking pianoforte e l’orchestra dell’opera di stato di Berlino duretta da Hans Rosbaud
Lato 6
Ludwig van Beethoven
Concerto N.4 in sol maggiore Op.58 per pianoforte e orchestra
Walter Gieseking pianoforte e l’orchestra della cappella di stato Sassone durettore Karl Bohm
Lato 7
Ludwig van Beethoven
Concerto N.5 in mi bemolle maggiore Op.73 “Imperatore” per pianoforte e orchestra
1 movimento allegro
Walter Gieseking pianoforte e l’orchestra filarmonica di Vienna direttore Bruno Walter
Lato 8
Ludwig van Beethoven
Concerto N.5 in mi bemolle maggiore Op.73 “Imperatore” per pianoforte e orchestra
2 movimento adagio un poco mosso
3 movimento rondò (allegro)
Walter Gieseking pianoforte e l’orchestra filarmonica di Vienna direttore Bruno Walter
Lato 9
Cesar Franck
Variazioni sinfoniche per pianoforte e orchestra
Walter Gieseking, pianoforte e l’orchestra filarmonica di Londra diretta da Sir Henry I.Wood
Lato 10
Johann Sebastian Bach
1 Concerto italiano in fa maggiore
2 Minuetti 1 e 2 dalla partita N.1 in si bemolle maggiore
3 Jesu, Joy of man’s desiring
4 Giga dalla suite N.5
Walter Gieseking pianoforte
Lato 11
1 C.Sinding
Mormorio di primavera Op.32 N.3
2 Ludwig Van Beethoven
Bagatella in mi bemolle maggiore Op.33
3 G.F. Hendel
Il fabbro armonioso
4 F.Chopin
Preludio in fa maggiore Op.28 N.23
Walter Gieseking , pianoforte
Lato 12
1 F.Chopin
Valzer in re bemolle Op.64 N.1
2 F.Chopin
Mazurka in la minore Op.17 N.4
3 L.van Beethoven
Bagatella in la minore “Per Elisa”
4 R.strauss
Freundliche vision Op.48 N.1
5 R.Strauss
Standchen Op.17 N.2
Walter Gieseking, pianoforte
La Gazza Ladra
Rossini ha fatto una musica che non tramonta, che dopo quasi 200 anni è sempre attuale.
Se nasceva 150 anni dopo, rischiava di fare hard-rock o addirittura metallo pesante, tanta è l’energia che scorre nella sua musica. E sarebbe stato un nuovo Hendrix o un Miles Davis come importanza musicale.
L’ouverture di una delle sue più belle opere – prima rappresentazione 1817, un successo enorme – è meravigliosa da ascoltare in assoluto.
La bellezza della linea melodica, che viene ripetuta spesso, la cura degli arrangiamenti, l’alternanza tra i pianissimo e i fortissimo, il famoso “crescendo” rossiniano, l’orchestra che si esalta nel finale… tutte queste cose ti lasciano capire cos’è la musica, quella vera, quella che ti colpisce al cuore con la sua forza e fragilità, quella che ti fa sentire pronto a tutto, quella che ti colora la giornata.
La gazza ladra è un’opera lirica di Gioachino Rossini su libretto di Giovanni Gherardini.
Il soggetto fu tratto dal dramma La Pie voleuse ou La Servante de Palaiseau (1815) di Théodore Badouin d’Aubigny e Louis-Charles Caigniez. La prima rappresentazione ebbe luogo il 31 maggio 1817 al Teatro alla Scala di Milano. L’opera, un tempo famosissima, viene oggi rappresentata raramente, mentre è rimasta nel repertorio sinfonico la magnifica sinfonia dell’opera.
Secondo testimonianze dell’epoca la prima fu un grande successo. L’enorme popolarità dell’opera che durerà fino agli ultimi anni ’20 dell’Ottocento è dimostrata tra l’altro dai numerosi libretti e adattamenti
Trama:
Ninetta spera di sposare Giannetto, che è appena tornato dalla guerra, cerca di dare un rifugio al padre Fernando Villabella, disertore dell’esercito, ed è importunata dalle attenzioni del podestà, Gottardo. La sparizione di un semplice cucchiaio e la testimonianza di Isacco, l’ambulante, che ha acquistato un pezzo di argento che Ninetta le aveva venduto per raccogliere qualche soldo da dare al padre, porteranno alla sua incarcerazione. Ninetta viene processata e giudicata colpevole, e verrà salvata dal patibolo all’ultimo momento grazie alla scoperta del ladro, la gazza ladra del titolo.
K.9 (L.413)
K.115 (L.407)
K.124 (L.232)
K.132 (L.457)
K.133 (L.282)
K.206 (L.257)
K.208 (L.238)
K.209 (L.428)
K.215 (L.323)
K.216 (L.273)
K.238 (L.27)
K.239 (L.281)
K.259 (L.103)
K.260 (L.124)
K.308 (L.359)
K.309 (L.454)
K.394 (L.257)
K.395 (L.65)
K.402 (L.427)
K.403 (L.470)
K.429 (L.132)
K.430 (L.463)
K.446 (L.433)
K.460 (L.324)
K.461 (L.8)
K.481 (L.187)
K.490 (L.206)
K.491 (L.164)
K.492 (L.14)
K.513 (L. Supp. 3)
Amelia al ballo è un’opera buffa in un atto con testo e musica di Gian Carlo Menotti.
La prima rappresentazione, in inglese (l’opera fu scritta originariamente in italiano, la traduzione fu opera di Georg Mead) con il titolo Amelia Goes to the Ball, ebbe luogo all’Academy of Music di Philadelphia il 1º aprile 1937; la prima esecuzione italiana ebbe invece luogo il 4 aprile 1938 al Casinò di Sanremo.
È la prima opera di Gian Carlo Menotti, che continua la tradizione del verismo italiano, seppur con influenze melodiche pucciniane.
Trama
Amelia desidera ardentemente partecipare al primo ballo della stagione. Chi dovrebbe accompagnarla, il marito, ha appena scoperto di essere tradito e pretende di sapere con chi in cambio della promessa di andare al ballo. Amelia gli rivela che l’amante è l’inquilino del piano di sopra. Dopo litigi e minacce arriva dunque un commissario di polizia, col quale Amelia può finalmente andare al ballo
Scarica qui le interpretazioni di Rubenstein
Bach – Busoni (1675 – 1750)
Preludio dalla toccata in do maggiore
Chopin (1810 – 1849)
Barcarola in fa diesi maggiore op.60
Polacca N.3 in la maggiore op.40 n.1
Schumann (1810 – 1856)
Arabeske op.18
Albeniz (1860 – 1909)
Navarra – Siviglia – Triana – Suite Iberica
Debussy (1862 – 1918)
Preludio in la minore
Ravel (1875 – 1937)
Furlana da “Le trombeau de Couperin”
Villa – Lobos (1887 – 1959)
Moreninka – Pobresinka – Pulcinella
Artur Rubinstei pianista
L’opera si compone di 4 parti, ciascuna dedicata ad una stagione, e comprende 44 numeri tra recitativi secchi e accompagnati, arie, duetti, terzetti e cori. Fu eseguito per la prima volta a Vienna il 24 aprile 1801.
Organico orchestrale [modifica]
La partitura di Haydn prevede l’utilizzo di:
• 2 flauti, 2 oboi, 2 clarinetti, 2 fagotti, controfagotto
• 4 corni, 2 trombe, 2 tromboni, trombone basso
• timpani
• archi.
Massimo Rolando Zegna intervista Diego Fasolis per “Amadeus” 12.2002
1) “Le Stagioni” hanno sempre goduto di una minore fortuna concertistica e
discografica rispetto alla “Creazione”: a Suo parere perché è avvenuto
questo? Ci sono delle effettive ragioni musicali?
Potrei dirle che Haydn stesso ha condannato il suo secondo oratorio monumentale ad una posizione subalterna quando al termine di un’esecuzione pare abbia affermato “gli angeli della Creazione sono ora semplici pastori”. La composizione delle Stagioni fu molto impegnativa per l’anziano Haydn e lui stesso si definì spossato da questo impegno e più precisamente affermò “Le quattro stagioni non mi hanno portato fortuna. Non avrei dovuto scriverle”. Questi elementi non traspaiono all’ascolto ma forse aleggiano. Per quanto riguarda gli aspetti discografici, a parte l’orrenda crisi del momento, vi è una radicata antipatia del “marketing” per Haydn.
Quindi Creazione di Haydn forse si ma Stagioni solo di Vivaldi.
Qualche tempo fa in una strana quanto istruttiva trattativa con la Universal-Archiv avevo proposto dei progetti vocali e strumentali sul repertorio di Haydn per il quale ho trovato una immediata reazione negativa. Haydn non si vende!
2) Haydn compose “Le Stagioni” con la precisa intenzione di elaborare
un’opera cosmopolita, che rivolgesse al mondo occidentale un messaggio
universale. Quale messaggio Lei legge in questa partitura, quale visione del
mondo, quale insegnamento morale?
Dopo molti decenni al servizio degli Esterhazy il compositore si trova coinvolto con i rivoluzionari cambiamenti storici e libero professionista conosce le realtà musicali europee, a Londra respira l’interesse per i grandi oratori Händeliani.
L’amico van Swieten attivo nel recupero di questi capolavori aiuta il fratello massone Haydn anche per la traduzione dall’inglese della Creazione. Il grandissimo successo internazionale di questo oratorio spinge Haydn, e van Swieten, a superarsi con una nuova composizione il cui messaggio non dovrebbe essere inferiore all’altro.
Certamente gli ideali massonici di fratellanza, amore per l’umanità e per le leggi della natura, miglioramento di sé con lo studio e la comprensione di simboli universali e il superamento dei dogmi, sono grandemente presenti in questa composizione. I tre solisti, le quattro parti, i 39 numeri e le proporzioni auree interne hanno un significato allegorico-esoterico certo.
Come ogni capolavoro “Le Stagioni” possono essere lette a vari livelli.
La morale descritta dal basso nell’Inverno non è certamente l’unico e decisivo elemento di comprensione dell’opera.
3) Negli ultimi anni della sua vita Haydn intensificò la sua produzione di
opere d’ispirazione sacra. Quale visione del sacro ci ha dato Haydn con la
sua musica e, in particolare, con “Le Stagioni”? È anche possibile parlare
di un certo panteismo musicale?
Penso e spero che la vecchiaia non riservi solo spiacevoli decadimenti fisici e che offra una visione del mondo armonica e positiva.
Il vecchio Haydn chiamato, da tutti con rispetto “papà”, aveva questa percezione con serena e infantile consapevolezza.
Constato che anche persone di formazione laica e atea con gli anni si avvicinano al Sacro.Come potrebbe un uomo nato da austriaca umile e virtuosa famiglia cristiana, con una vita di continuo grande, artigianale ed artistico lavoro sfociata nei più grandi riconoscimenti, non dedicare la sua più alta arte al Sacro.
4) Dal punto di vista strettamente musicale, a Suo parere questa partitura
come s’inserisce nella tradizione degli oratori inglesi (Händel) e
austriaci? E cosa apporta di nuovo? Qual’è la sua eredità dal punto di vista
compositivo?
Gli oratori di cui mi chiede si pongono in qualche misura come contraltare dell’imperante onnipresente ed entusiasmante mondo operistico.
Le passioni, anche truci o lascive, dell’opera sono assenti in queste composizioni di meditazione filosofica e morale che riempiono l’ascoltatore di aneliti sacri.
Haydn propone modelli conosciutissimi, dalla situazione bucolica o pastoriccia alla tempesta, dalla caccia all’ubriacatura (Vivaldi docet) dalla barzelletta al sonno.
Lo fa con una consapevolezza della forma musicale impareggiabile.
Fissa anche alcuni modelli melodici ed armonici o di atmosfera fonti di nuove ed importanti ispirazioni per i suoi successori del romanticismo, Beethoven in testa.
“Le Stagioni” non sono quanto di più innovativo Haydn abbia proposto.
Nel repertorio sinfonico o cameristico troviamo moltissimo.
5) Quali sono gli aspetti stilistici di questa partitura che più La
colpiscono?
Apprezzo moltissimo le atmosfere che introducono le singole stagioni e che in qualche misura sono innovative. Vi è una perizia di orchestrazione e di distribuzione dei pesi e delle energie veramente impressionante. Come sempre presso Haydn bisogna accettare che gli slanci emotivi siano controllati. Ma che affascinante controllo!
7) Una delle grandi novità della “Creazione” e delle “Stagioni” è l’uso
massiccio del coro. Quali sono le caratteristiche della scrittura vocale di
Haydn, solistica e corale? Pone particolari problemi al cantante e al
concertatore?
Se penso all’Israele in Egitto di Händel che è composto per quattro quinti da brani a doppio coro direi che l’uso del coro presso Haydn è proporzionato.
La conoscenza della voce è ottima e nessun cantante in alcun registro trova grandi difficoltà. Il ruolo del coro non è semplice né tecnicamente né emozionalmente. Deve infatti spesso interloquire con i solisti esprimendo tecniche e sentimenti diversi. Per il concertatore queste opere, che non presentano particolari difficoltà tecniche dal punto di vista della tecnica di direzione, sono problematiche per lo sviluppo di un arco unitario e per la tenuta della tensione e dell’interesse da parte del pubblico in un concerto che supera le due ore.
8) Cosa ne pensa della predilezione nei confronti del descrittivismo qui
espressa da Haydn? Quale è stato il suo approccio da interprete nei
confronti di questa caratteristica da alcuni bistrattata?
L’approccio alle opere musicali non è mai “giudicante”.
Il mio compito, anche istituzionale come direttore musicale di una struttura radiofonica nazionale votata alla più ampia e varia attività di registrazione, è quello di cercare di capire ed interpretare le opere che mi vengono proposte dalla direzione artistica, che è nelle solide mani dei musicologi Carlo Piccardi (direttore della rete culturale) e Giuseppe Clericetti (produttore).
Il nostro Ente, pur avendo indirizzato l’attività del Coro principalmente sulla musica antica, deve raggiungere un pubblico eterogeneo. Mi trovo quindi piacevolmente confrontato con riscoperte del Rinascimento o del Barocco come con le opere più note del repertorio o prime esecuzioni di musica contemporanea.
Per risponderle, il descrittivismo di Haydn non è meno interessante dei madrigalismi barocchi e dell’espressionismo tardo romantico. Il rispetto per la qualità dell’artigianato e dell’ispirazione sono, a mio avviso, più importanti del gusto personale al quale hanno certamente diritto gli ascoltatori più degli esecutori.
9) Può ripercorrere il concreto lavoro interpretativo ed esecutivo che ha
compiuto su questa partitura. Dalla scelta dell’edizione a stampa, a quella
dell’organico, al lavoro con cantanti e orchestra. Cosa ha chiesto in
particolare a cantanti e orchestrali? Sarebbe interessante se Lei
approfondisse questo aspetto, magari anche con dei precisi esempi.
Vi sono oggettive difficoltà nel decidere sui materiali.
Vi è un’ edizione a stampa immediatamente successiva all’esecuzione del 1801 che contiene errori e manchevolezze. Una certa stanchezza di Haydn deve aver portato ad un controllo poco rigoroso rispetto alla partitura originale oggi introvabile.
Esistono poi delle parti orchestrali separate con indicazioni pratiche di utilizzo.
Vi sono incongruenze sull’uso del controfagotto e di percussioni aggiuntive.
Ci sono difficoltà anche per decidere un organico. Certa è un’esecuzione “a corte” con organico limitato (dove il ruolo di Hanne fu cantato dall’imperatrice Maria Teresa “ricca di gusto e di espressione ma dalla voce flebile”)ma si sa che ci furono fino a duecento musicisti per le prime repliche.
All’epoca della registrazione il nostro complesso orchestrale con strumenti originali “I Barocchisti” non disponeva ancora di un organico abbastanza vasto.
Con grande spirito di collaborazione l'”Orchestra della Svizzera italiana” ha lavorato su dinamiche , fraseggi e articolazioni per realizzare il concerto da cui è scaturita la presente registrazione.
Si trattava di una produzione in ripresa video TSI e per tempi televisivi ho dovuto tagliare qualche numero con i relativi recitativi.
Per questo motivo sul CD troverete alcuni numeri cantati da un secondo soprano.
Per una serie incredibile di disguidi non è più stato possibile riunire i tre solisti. Troverete così nell'”Inverno” dei recitativi provenienti da un’ inedita registrazione di archivio. Ai primi tre lettori e ascoltatori di Amadeus che identificheranno i tre solisti “misteriosi” la RTSI regalerà tre CD del Coro della Radio Svizzera.
10) A Suo parere quali sono i momenti più belli di questa partitura e quali
quelli che chiedono un maggiore impegno da parte dell’interprete? Perché?
Citandone alcuni darei un giudizio riduttivo per altri.
Lascio quindi a tutti la possibilità di gustare, con pregi e difetti di un’ incisione dal vivo, uno dei capolavori della storia dell’uma
Molti musicisti lo lodarono e gli riconobbero una grande conoscenza tecnica della musica, tra questi Händel il quale ricorda come Telemann fosse capace di scrivere un mottetto a otto voci più velocemente di una comune lettera.
In vita fu considerato uno dei più grandi musicisti tedeschi. Fu amico di Johann Sebastian Bach. Dopo essersi laureato in legge, Telemann conobbe Händel e, abbandonata la toga, si dedicò completamente all’arte e alla professione musicale. La sua Musica da Tavola può essere annoverata tra i capolavori del barocco musicale.
Il termine Tafelmusik si riferisce al genere della musica da tavola.
Lo stesso compositore adattò l’opera per tre diversi organici: orchestra, due pianoforti e trio.
Liszt si ispirò ad alcune canzoni popolari che aveva ascoltato nella sua nativa Ungheria. La struttura di questi brani deriva infatti dal verbunkos, una danza ungherese in più parti e con diversi tempi.