Dvorak concerto in si minore

Concerto per violoncello in Si minore

Il Concerto per Violoncello in Si minore, Op. 104, B. 191 di Antonin Dvořák è uno dei concerti per violoncello più suonati e registrati. Fu l’ultimo dei concerti di Dvořák, e fu composto nel 1894-1895 per un suo amico, il violoncellista Hanuš Wihan, ma eseguito per la prima volta dal violoncellista Inglese Leo Stern[1]. È largamente riconosciuto come uno dei più grandi capolavori formali di Dvořák, in cui si uniscono gli elementi “americani” delle sue composizioni, ritrovabili anche nella Sinfonia Dal Nuovo Mondo, e la matrice classica europea originaria delle sue composizioni.[2

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Rossini: Musiche strumentali

Sonate a quattro:

V Sonata in mi bemolle maggiore: Allegro vivave, Andantino, Allegretto
VI sonata in re maggiore: Allegro spiritoso, Andante assai, Allegro (Tempesta)
Orchestra da camera dell’Angelicum, direttore Luciano Rosada.

Serenata per piccolo complesso
Preludio, tema e variazioni per corno
Solista Domenico Ceccarossi
Pianoforte Antonio Ballista
Orchestra da camera dell’angelicum direttore: Claudio Abbado

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Tchaikowsky Eugene Onegin

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Eugene Onegin

Opera in Tre Atti
Musica di Piotr Ilyich Tchaikovsky
Testo originale in Russo dello stesso compositore, tratto dal poema di Alexander Pushkin
Prima mondiale: Mosca, Collegio Imperiale di Musica, 23 gennaio 1881Prima americana: New York, Carnegie Hall, 1 febbraio 1908 (in Inglese)Prima alla Metropolitan Opera: 24 marzo 1920 (in Italiano)

I Personaggi

The Cast

Madame Larina Anna Reynolds

Tatyana Teresa Kubiak

Olga Julia Hamari

Filippyevna Enid Hartle

Eugene Onegin Bernd Weikl

Vladimir Lansky Stuart Burrows

Prince Gramin Nicolai Ghiaurov

A Capain, Trifon Petrovitch William Mason
Zaretsky Richard Van Allan

Monsieur Triquet Michel Senechal

The Orchestra of the Royal Opera House, Covent Garden sir Georg solti

Tatyana (soprano) una ragazza di campagna di origini semplici e rustiche. S’innamora perdutamente di Eugene Onegin, un uomo sofisticato che rifiuta le sue avances.

Olga (mezzo-soprano) sorella di Tatyana e fidanzata di Lensky. Alla festa di Tatyana, civetta un po’ con Onegin e suscita la gelosia di Lensky.

Madame Larina (mezzo-soprano) madre di Olga e Tatyana. Tenta di dissuadere Olga, Onegin e Lensky di creare uno scandalo alla festa di Tatyana.

Vladimir Lensky(tenore) un poeta innamorato di Olga ed amico di Onegin. Quando vede le scintille tra Onegin e Olga, Lensky sfida Onegin ad un duello.

Eugene Onegin (baritono) un ragazzo di mondo sofisticato, eredita delle terre vicino alla casa di Madame Larina. È affascinato da Tatyana ma la vuole solamente amare di un “amore fraterno”. Quando si trova a scherzare con la giovane Olga ad una festa, è sfidato dal suo amico Lensky ad un duello.

ATTO PRIMO

Primo quadro

La scena rappresenta il giardino della casa della Larina; la porta della terrazza è aperta; seduta all’ombra, la Larina prepara marmellate, aiutata dalla njanja (balia), ascoltando la canzone delle figlie. La padrona di casa evoca la propria gioventù (n. 1). Alcuni contadini offrono alla Larina un cesto di frutti e fiori e cantano una canzone popolare (n. 2). Sopraggiungono le figlie della Larina: la sognatrice Tatjana è suggestionata dalla canzone mentre Olga manifesta un carattere più allegro e realista (n. 3). La Larina, dopo aver ringraziato i contadini, si preoccupa del pallore di Tatjana: ma la ragazza assicura che non è nulla, è soltanto emozionata per la storia d’amore che ha appena letto in un romanzo. La njanja annuncia un visitatore, Lenskij (n. 4). Questi entra insieme con l’amico Onegin e dopo i saluti, la Larina entra in casa. Onegin si fa indicare Tatjana da Lenskij, e la trova più attraente di Olga; a sua volta, Tatjana è colpita da Onegin (n. 5). Si avvia la conversazione tra le due coppie: Lenskij corteggia Olga, e si allontana con lei; Onegin conversa con Tatjana e la coppia esce a sua volta, mentre tornano Lenskij e Olga. La scena si conclude con una dichiarazione d’amore di Lenskij a Olga, che a sua volta, pragmaticamente, intende sposarlo. Sopraggiunge la Larina con la njanja. La Larina cerca Tatjana, che ritorna dal giardino con Onegin, ormai affascinata dal giovane (n. 6).

Secondo quadro

Nella camera di Tatjana, arredata semplicemente con sedie rustiche di legno, antiquate, ricoperte di tela; sopra il letto, uno scaffale con libri; un cassettone coperto da un centrino, sopra uno specchio a colonnine; un vaso di fiori vicino alla finestra, un tavolo con calamaio e il necessario per scrivere. Tatjana, all’aprirsi del sipario, è pensierosa, seduta davanti allo specchio, con la njanja accanto; indossa una lunga camicia da notte. Tatjana è afflitta e agitata, la njanja non riesce a consolarla ed esce (n. 8). Tatjana, dopo molte esitazioni, scrive una lettera d’amore a Onegin (n. 9). E mattina, la njanja sveglia Tatjana che la incarica di far pervenire la lettera a Onegin (n. 10). Terzo quadro. In un angolo del giardino della Larina, fra grandi cespugli di lillà e di acacie in fiore, un’antica panca, fra aiuole trascurate; giovani contadine si infilano nella vegetazione per cogliere fragole (n. 11). Tatjana entra, agitatissima perché ha visto avvicinarsi Onegin: con cortese fermezza, il giovane rifiuta la dichiarazione d’amore contenuta nella lettera di Tatjana, mentre risuona il coro di contadine (n. 12).

ATTO SECONDO

Primo quadro

Nella grande sala dei Larin, illuminatissima, con al centro un grande lampadario e candele sui mobili: gli invitati, con vestiti fuori moda, e fra loro alcuni militari in uniformi del 1820, ballano il valzer; gruppi di vecchie dame osservano i ballerini, le madri fanno tappezzeria. Onegin e Tatjana, Lenskij e Olga ballano. La Larina va e viene intenta ai suoi doveri di padrona di casa (n. 13). Lenskij chiede a Olga di ballare con lui, ma la ragazza rifiuta; Lenskij le rimprovera di aver ballato sempre con Onegin e Olga gli rinfaccia di essere troppo geloso e concede il prossimo cotillon a Onegin. Alla festa interviene un curioso personaggio, monsieur Triquet, che affascina tutti cantando una elegante canzone francese (n. 14). È il momento del cotillon, che Onegin balla con Olga: scoppia un diverbio tra Onegin e Lenskij e, tra lo sgomento generale, quest’ultimo sfida a duello Onegin (n. 15). In un agitato finale, in cui Tatjana spasima per Onegin e Lenskij cerca di giustificare la condotta di Olga, il duello viene confermato (n. 16).

Secondo quadro

Presso un mulino ad acqua, fra gli alberi, sulla riva di un ruscello, di mattina presto, appena sorto il sole: è inverno. All’aprirsi del sipario Lenskij e il suo testimone Zarseckij sono già sul luogo. Lenskij è seduto su un tronco, pensieroso; Zarseckij, impaziente, cammina avanti e indietro. Si attende Onegin per il duello. Lenskij è turbato da presentimenti di morte (n. 17). Arriva Onegin, in compagnia del domestico Guillot: mentre Zarseckij e Guillot si appartano per i preparativi del duello, Onegin e Lenskij si sentono a disagio, obbligati controvoglia allo scontro mortale. Il duello alla pistola si conclude con la morte di Lenskij (n. 18).

ATTO TERZO

Primo quadro

Nel salone di un ricco palazzo a Pietroburgo, gli invitati ballano la polacca; finito il ballo, si siedono, si riuniscono in crocchi e conversano (n. 19). Onegin è tediato da una vita priva di attrattive, quando vede entrare il principe Gremin al braccio di Tatjana. Ognuno dei due chiede agli invitati informazioni sull’altro, fingendo indifferenza, ma sono ambedue emozionati. Tatjana apprende che Onegin è un giovane eccentrico, Onegin apprende che Tatjana è la moglie di Gremin: lo stesso principe, suo conoscente, gli conferma di aver sposato Tatjana da due anni (n. 20) e gli dichiara di esserne perdutamente innamorato (n. 20a). Gremin presenta Tatjana a Onegin, e i due fingono di ricordare vagamente un incontro avvenuto anni prima, in campagna. Gremin e Tatjana si allontanano e Onegin confessa a se stesso di amare Tatjana (n. 21).

Secondo quadro

In una sala nel palazzo del principe Gremin, Tatjana è sconvolta e piangente all’idea di aver incontrato nuovamente Onegin. Il giovane sopraggiunge improvvisamente e si getta ai piedi di Tatjana, dichiarandole il proprio amore: ma è passato molto tempo, la delusione ha segnato Tatjana che prega Onegin di non cercare di incontrarla più. Tatjana è ancora innamorata di Onegin, ma ormai appartiene a un altro uomo, e non lo tradirà. Tatjana esce, lasciando Onegin alla sua disperazione (n. 22).

Beethoven concerto triplo

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Il concerto triplo per pianoforte, violino, violoncello e orchestra

di Ludwig van Beethoven, composto tra il 1803 e il 1804, appartiene
allo stesso periodo della terza sinfonia e sonata per pianoforte
“Appassionata”. Fu scritto appositamente per l’Arciduca Rodolfo che
in quegli anni era diventato suo allievo di pianoforte e per i due
solisti a suo servizio, il violinista Carl August Seidler e il
violoncellista Anton Craft, ambedue ottimi virtuosi.

È il primo concerto in assoluto che fu concepito per quel tipo di
complesso. Durante la vita di Beethoven fu eseguito una sola volta,
ed anche dopo la sua morte è raramente entrato nelle sale da
concerto, colpa delle accuse di ‘mediocrità’ da parte dei
concertisti dell’epoca, oltre che per l’inusuale presenza di tali
strumenti concertanti insieme.

È formato da tre movimenti:

1.Allegro
2.Largo
3.Rondò alla polacca — Allegro — Tempo I

Edward Elgar: The dream of Gerontius

Gerontius Peter Pears
The Priest John Shirley-Quirk
The Angel Yvonne Minton
The Angel of Agony John Shirley-Quirk

With the London Symphony Chorus (Corus Master Arthur Oldham)

The Choir of King’s College, Cambridge (Director: David Willcocks)

The London Symphony Orchestra conducted by Benjamin Britten

Lato 1
Parte prima: Preludio, Jesu, Maria, I am near to death

Lato2
Parte prima: (Conclusione) Proficiscere, anima Christiana
Parte seconda: I went to to sleep: and now I am refreshed.

Lato 3
PartII : (Continued): But hark! Upon my sense comes a fierce hubbub

Lato 4
Part II (concluded); Thy judgement now is near

La Decca ha pubblicato di recente due microsolco nei quali è registrato un oratorio che sta fra le musiche ricordate del nostro secolo. Si trata di una vasta composizione di Edward Elgar, l’insigne compositore inglese vissuto fra il 1857 e 1934 intitolata The dream of Gerontius, cioè a dire il sogno di Geronzio.

Scritta su testo del cardinale Newman, è in sostanza una vera e propria opera in due atti (così affermano gli studiosi elgariani). In effetto laparticolare impronta della partitura richiama lo spettacolo operistico nella sua scolpitezza, nella sua vis drammatica, nella sua tension e espressiva e anche nei suoi forti effetti.

Ma di là da tale specifico carattere The dream of Gerontius è una pagina bellissima, tutta ispirata, lavorata, di fino con sapienza e con minuzia.

A mio parere questa pubblicazione Decca è una fra le più importanti dell’annata discografica in corso: non soltanto si badi per l’interesse del titolo, non soltanto per la rarità con cui il titolo è presente nei cataloghi discografici, ma anche per la validità assoluta dell’esecuzione affidata a quel sensibile e acuto direttore che risponde al nome di Benjamin Britte, ossia del capofila della giovane scuola inglese; un compositore fra i pèiù eminenti oggi.

Inutile dire che Britten ha rilevato nella partitura elgariana tutti i più sottili valori, in essa cogliendo quell’aura di mistero e di soprannaturalità, quell’umanissimo calore, quei passionati cintrasti psicologici, quella straordinaria intensità nella compinazione voci-strumenti che rapiscono e incantano chi ascolta.

Nella parte di Geronzio figura un interprete di riconosciuti meriti, il tenore Peter Pears il quale è riuscito a uguagliare la meravigliosa finezza conseguita nello strumentale da Benjamin Britten.

Nella parte del Prete e dell’Angelo dell’Agoniail bravissimo baritono John Shirley-Quirk, assai versato come tutti sappiamo nell’interpretazione delle musiche di autori inglesi; nella parte dell’Angelo il mezzosoprano Yvonne Minton, una cantante di finissima scuola che ha più volte collaborato con successo alle imprese discografiche della Decca.

Ai meriti indiscutibili dei solisti bisogna aggiungere quelli dei cori della London Symphony e del King College Cambridge istruiti rispettivamente da Arthur Oldham e da David Wilcocks. Il coro dei Diavoli “Low-born clods of brute earth”, il coro degli Angeli “Praise the Holiest in the Height”, il coro delle voci in terra e delle anime in Purgatorio sono in effetti modelli esemplari di fusione vocale e di finezza interpretativa. L’orchestra della London Symphony è un gioiello, fra mano a Britten.

Segnalo perciò con entisiamo i due dischi Decca ai miei lettori e consiglio l’acquisto di questa bella edizione discografica dell’oratorio elgariano.

Vale la pena a mio parere di conoscere The dream of Gerontius e il suo autore. . Sotto il profilo tecnico i due microsolco sono di buona fattura, senza alcuna menda riconoscibile.

Laura Padellaro.