Carl Maria Von Weber

Un lp di Carl Maria von Weber,

Lato a :
Quintet avec Clarinette en si beml majeur op.34
Allegro
 Fantasia (adagio)
 Menuetto capriccioso (presto)
 Rondò (allegro giocoso)

Guy Dangain clarinette
 Trio a cordes de Paris, serge Hurel 2° violon

 Lato b:

Introduction, Theme et Variations pour Clarinette et Quatuor a Cordes
 Adagio
 Allegretto
6 variations
 Allegro assai
Grand duo concertant pour clarinette et paino en si beml majeur op.48
 Allegro con fuoco
 Andante con moto
 Rondò allegro
 Guy Dangain clarinette

Trio a cordes de Paris, serge Hurel 2° violon

Carl Maria von Weber


Carl Maria Friedrich Ernst von Weber (Eutin, 18 novembre 1786Londra, 5 giugno 1826) è stato un compositore, direttore d’orchestra e pianista tedesco.


La musica di Weber, in particolare le sue opere liriche, influenzarono grandemente lo sviluppo della musica romantica in Germania. Compose anche molti lavori per clarinetto, in cui introdusse varie innovazioni. Il suo corpus di musica sacra cattolica era molto popolare nella Germania dell’800. Weber fu anche giornalista musicale ed era interessato alle canzoni popolari, inoltre imparò l’arte della litografia per stampare da solo i propri lavori. Fu uno dei primi compositori ad utilizzare la tecnica del leitmotiv. Le sue opere costituirono l’ispirazione per i lavori giovanili di Richard Wagner, il quale infatti fu sempre un grande estimatore di Weber, di cui promosse la traslazione delle ceneri da Londra a Dresda, nel 1844.


Primi anni


Carl Maria von Weber era il maggiore dei tre figli di Franz Anton von Weber (il quale sembra però non aver avuto alcun diritto di fregiarsi della particella nobiliare von nel cognome), e della sua seconda moglie, Genovefa Brenner, un’attrice. Franz Anton iniziò la sua carriera come ufficiale militare del Ducato di Holstein; in seguito fu direttore musicale di vari teatri, e nel 1787 si trasferì ad Amburgo, dove fondò una compagnia teatrale. La cugina di Weber, Constanze, divenne la moglie di Wolfgang Amadeus Mozart.


Il padre di Weber provvide affinché il figlio avesse un’educazione vasta, la quale tuttavia veniva costantemente interrotta dai continui spostamenti della famiglia.


Nel 1796, Weber continuò il suo studio della musica a Hildburghausen, dove il suo maestro fu l’oboista J. Peter Heuschkel.


Il 13 marzo 1798, la madre di Weber morì di tubercolosi. Quello stesso anno, Weber si trasferì a Salisburgo, per studiare con Michael Haydn, ed in seguito a Monaco, dove fu seguito dal cantante Johann Evangelist Wallishauser, (meglio noto come Valesi), e dall’organista J.N. Kalcher.


Il 1798 vide anche il primo lavoro pubblicato di Weber, sei fughette per pianoforte, pubblicate a Lipsia. Altre composizioni di questo primo periodo, tra cui una Messa e la sua prima opera, Die Macht der Liebe und des Weins (Il potere dell’amore e del vino), sono andate perdute; ma una raccolta di Variazioni per Pianoforte fu in seguito litografata dallo stesso Weber, sotto la guida di Alois Senefelder, inventore del procedimento.


Nel 1800, la famiglia si trasferì a Freiberg, in Sassonia, dove Weber, allora quattordicenne, scrisse un’opera intitolata Das stumme Waldmädchen (La fanciulla muta della foresta), che andò in scena al teatro di Friburgo e, in seguito, a Vienna, Praga e San Pietroburgo.


Weber cominciò inoltre nel 1801 a scrivere articoli di critica musicale per il Leipziger Neue Zeitung.


Sempre nel 1801, i Weber tornarono a Salisburgo, dove Carl riprese i suoi studi con Joseph Haydn, per proseguirli poi a Vienna, con Abbé Vogler (Georg Joseph Vogler), fondatore di tre importanti scuole musicali (a Mannheim, Stoccolma e Darmstadt); un altro famoso allievo di Vogler fu Giacomo Meyerbeer, che divenne un caro amico di Weber.


Nel 1803, l’opera di Weber, Peter Schmoll und seine Nachbarn (Peter Schmoll e i suoi vicini) andò in scena ad Augsburg, e diede a Weber il suo primo successo come compositore popolare.


Successo


Vogler, colpito dall’ovvio talento del suo pupillo, lo raccomandò per il posto di direttore al Teatro dell’Opera di Breslau (1806), e, dal 1807 al 1810, Weber occupò un posto alla corte di Federico II duca di Württemberg[1], a Stoccarda.


Mentre la sua vita privata in questo periodo fu caratterizzata da una certa irrequietezza (lasciò il suo posto a Breslau in un momento di frustrazione e rabbia, in un’occasione venne arrestato per debiti e truffa e espulso da Württemberg, e fu coinvolto in vari scandali), il suo successo come compositore aumentò. Egli scrisse anche musica religiosa, soprattutto di ispirazione cattolica: ciò tuttavia gli guadagnò l’ostilità dei riformatori che propugnavano il ritorno al canto tradizionale nella liturgia.


Nel 1810, Weber visitò parecchie città attraverso la Germania; dal 1813 al 1816 fu direttore dell’Opera di Praga; dal 1816 al 1817 lavorò a Berlino, e dal 1817 fu direttore della prestigiosa Opera di Dresda, impegnandosi duramente per l’affermazione dell’opera tedesca, in contrasto con l’opera italiana che dominava sulla scena musicale europea sin dal XVIII secolo.


Lo straordinario successo della prima dell’opera Der Freischütz (Il franco cacciatore) (18 giugno 1821, Berlino) fece sì che l’opera venisse rappresentata in tutta Europa; rimane oggi l’unica delle sue opere ancora nel normale repertorio.


Le sue variopinte armonie e orchestrazioni, l’uso di temi popolari tratti dalla tradizione musicale dell’Europa centrale, ed il tenebroso libretto “gotico“, che comprende anche l’apparizione notturna del demonio in una foresta, hanno tutti contribuito alla sua grande popolarità e ne fanno un’opera “romantica” per eccellenza.


Nel 1823 Weber compose l’opera Euryanthe, dal libretto mediocre, ma musicalmente molto ricca. Nel 1824 ricevette un invito dalla Covent Garden Opera House, a Londra, per comporre e produrre Oberon, un adattamento della commedia Sogno di una notte di mezza estate di William Shakespeare. Weber accettò l’invito e nel 1826 si recò in Inghilterra per concludere il lavoro ed essere presente alla prima del 12 aprile.


Quando arrivò a Londra, Weber soffriva già di tubercolosi, e morì nella città inglese la notte tra il 4 e il 5 giugno 1826, a soli quarant’anni. Fu sepolto a Londra, ma 18 anni dopo i suoi resti vennero trasferiti su iniziativa di Richard Wagner e riseppelliti a Dresda.


Altri lavori di Weber includono due sinfonie, un concertino e due concerti per clarinetto, e un quintetto per clarinetto e archi.


La sua opera incompiuta Die Drei Pintos fu in origine ceduta dalla vedova di Weber a Meyerbeer perché la completasse; fu infine completata da Gustav Mahler, che condusse la prima rappresentazione a Lipsia il 20 gennaio 1888.


Fortuna


Weber fu, oltre a un importante compositore, un grande pianista e direttore d’orchestra. La sua musica per pianoforte è tecnicamente molto difficile, e la sua bravura nella direzione d’orchestra fu innovativa e ineguagliata per quel periodo. Nel corso del XIX secolo, la sua Polacca brillante, l’Invito alla danza, la seconda Sonata per pianoforte e il Konzertstück per pianoforte e orchestra erano frequentemente ascoltati. Liszt suonava spesso musica di Weber e curò edizioni delle sue sonate per piano. Altri ammiratori dell’800 furono Wagner, Meyerbeer e Hector Berlioz.


Sebbene molta della musica per pianoforte di Weber sia ormai sparita dal repertorio, le sue overtures orchestrali, la sua musica per clarinetto e la sua opera Der Freischutz sono regolarmente eseguite.


 




Richard Strauss: Il cavaliere della rosa


Scarica qui Il cavaliere della rosa di R.Strauss

Il cavaliere della rosa (Der Rosenkavalier), commedia per musica in tre atti, è un’opera lirica in lingua tedesca che venne eseguita la prima volta il 26 gennaio 1911 alla Semperoper di Dresda (allora chiamata Königliches Opernhaus). La musica è del compositore tedesco Richard Strauss (op.58), il libretto dello scrittore austriaco Hugo von Hofmannsthal.
L’opera ottenne subito un successo clamoroso, e dopo la prima viennese di poco successiva, Strauss venne dichiarato “cittadino onorario” di Vienna. Fra i motivi più famosi dell’opera ci sono i valzer. Da un punto di vista rigorosamente logico si tratta di una forzatura, nel Settecento il valzer non era ancora di moda; ma dal punto di vista musicale fu una trovata geniale, cui è dovuta in gran parte il fascino dell’opera. La prima esecuzione in Italia avvenne il 1o marzo 1911 al Teatro alla Scala di Milano sotto la direzione di Tullio Serafin. Si ebbero fischi e contestazioni, perché una parte del pubblico ritenne la parte dei due intriganti Valzacchi e Annina (nomi italiani) offensiva. Perciò Strauss li modificò in Rys-Galla e Zephyra, nomi levantini. Può perciò ancora oggi capitare di trovare nei libretti questi due nomi

Commedia per musica (Komòdie fùr Musik) è stata chiamata dall’autore, e poi leggermente modificata per servire da “libretto” per la musica di Richard Strauss. L’azione si svolge a Vienna, verso la metà del XVIII secolo, durante l’impero di Maria Teresa. La marescialla principessa Maria Teresa Werdenberg, il cui consorte si trova lontano in Croazia per una lunga battuta di caccia, si dà agli amori di un giovanissimo cugino, il diciassettenne marchese Ottaviano di Rofrano. La marescialla non è più molto giovane, è ricca, molto bella, molto viziata e anche piena di umorismo, tuttavia, si rende conto con dolore che presto dovrà cedere l’amante a una donna più giovane. La commedia ha inizio con una scena d’amore e di abbandono tra i due, nella camera da letto della marescialla, la quale fa poi entrare, come era moda dell’epoca, i postulanti giunti per assistere alla sua toilette e chiedere contemporaneamente favori e denaro. Ma tra i postulanti si fa largo un altro cugino, l’anziano e vanesio barone Ochs von Lerchenau. All’irrompere di tutta questa gente, lo spiritoso Ottaviano si traveste da servetta e circola indisturbato per la stanza. Il lascivo barone ne è colpito e vorrebbe sedurla, anzi la richiede alla cugina che sorride divertita. Poi il barone spiega le ragioni della visita mattutina: si è fidanzato con la giovanissima e ricchissima Sofia Faninal, appena uscita di convento, e gli occorre un notaio per la stesura del contratto di nozze. Maria Teresa non solo acconsente di buon grado, ma si offre di consigliargli anche un giovane adatto a presentare la richiesta di nozze mediante la tradizionale offerta della rosa d’argento. Come “cavaliere della rosa” la donna propone il giovane parente Ottaviano. Il barone accetta con entusiasmo, pur continuando una serrata corte alla “servetta”. L’atto si chiude con uno sfogo dell’improvvisamente mesta marescialla, la quale confessa al suo Ottaviano di sapere che presto l’abbandonerà per una donna più giovane: è la legge della vita. Ma lui non l’ammette e parte indispettito. Il secondo atto si svolge, sempre a Vienna, nel palazzo del signor di Faninal, la cui figliola Sofia attende con ansia l’arrivo del “cavaliere della rosa”, assistita dalla governante Marianna: Sofia non conosce ancora il futuro sposo, ma è lieta di unirsi a un cos alto personaggio come il barone Lerchenau. Arriva Ottaviano a offrire la rosa d’argento alla ragazza e avviene il classico colpo di fulmine. Così al successivo arrivo del barone, che vorrebbe con maniere brusche imporre la propria seduzione alla ragazza, in un crescendo da classica commedia di costume Ottaviano s’infuria, la ragazza si disgusta, il barone s’intestardisce finchè Ottaviano sguaina la spada e ferisce l’importuno e rozzo futuro sposo. Scena di terrore, ma la ferita è lieve; Ottaviano parte con una promessa di protezione a Sofia, mentre il padre minaccia di chiudere di nuovo in convento la figlia, e il barone si affretta a farsi curare la ferita. Nel terzo atto è inscenata una trappola tesa con tutta cura da Ottaviano al lascivo barone. Egli si traveste di nuovo da servetta e finge di accettare una cena a due col barone in un separè d’una trattoria. Qui si trova anche un letto, molto eloquente indizio delle mire del barone. A un certo momento, nella stanza ha luogo una girandola di personaggi diversi: una finta moglie (con figli) del barone e poi un poliziotto chiamato dalle grida della servetta, il quale istruisce lì per lì un processo contro il malcapitato seduttore. Da ultimo arrivano la marescialla, Sofia e suo padre: la prima, già informata, comprende, perdona e unisce i due giovani, il padre si dichiara d’accordo e, su un abbraccio finale nella penombra, Ottaviano e Sofia si giurano eterno amore. Il pregio di questa, come delle successive “commedie per musica” scritte da Hofmannsthal sta in due qualità fondamentali: la lingua aderentissima all’epoca, mantenuta talora in una lieve forma dialettale che rende deliziosamente il carattere viennese frivolo eppur venato di malinconica saggezza, e poi l’eccezionale evidenza mimica e musicalmente fluida dei personaggi. Hofmannsthal ha trovato qui la più felice concordanza con la musica, anzi la sua prosa preziosa e turgida “si fa” musica e attinge, in tal modo, la sua più autentica dimensione.

Gieseking interpreta Schumann

Lato A:
Concerto in la minore op.54 per pianoforte e orchestra
1 mov Allegro affettuoso – andante espressivo
                Tempo I – Cadenza  – Allegro molto
2 mov Intermezzo (Andantino grazioso)
3 mov Allegro vivace
 Lato B:
Scene infantili. Op.15 (Kinderscenen)
Da paese e uomini stranieri – Storia curiosa – A rincorrersi – Fanciullo che supplica – Quasi felice – Avvenimento importante – Visione – Al camino – Sul cavallo di legno – Quasi troppo serie – Il fanciullo ha paura – Bimbo che s’addormenta – Il poeta parla
Pianista Walter Gieseking
Orchestra Philarmonia di Londra diretta da Herbert Von Karajan
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Franz Liszt Rapsodie Ungheresi

Disco 1

Lato 1
N 1 in do diesis minore
N 2 in do diesis minore

Lato 2
N 3 in si bemolle maggiore
N 4 in mi bemolle maggiore
N 5 in mi minore
N 6 in re bemolle maggiore

Disco 2
Lato 3
N 7 in re minore
N 8 in fa diesis minore “Capriccio”
N 9 in mi bemolle maggiore “Carnevale di Pest”

Lato 4
N 10 in mi maggiore “Preludio”
N 11 in la minore
N 12 in do diesis minore

Ervin Laszlo pianista

Scarica qui le rapsodie ungheresi di Liszt


Le 19 rapsodie ungheresi di Franz Liszt sono una composizione per pianoforte in forma libera ispirata ai moti patriottici ungheresi del 1848.

Liszt scrisse questa raccolta di opere tra gli anni 1846-1853 e poi più tardi negli anni 1882-1885, in onore dei moti rivoluzionari del democratico Lajos Kossuth per l’indipendenza dell’Ungheria dall’Austria. Le prime 15 vennero eseguite per la prima volta nel 1853, mentre le altre 4 tra il 1882 e il 1885. In questa composizione Liszt mostra tutta la sua capacità virtuosistica: in esse possiamo notare i contrasti tra modi e sonorità, i periodi di calma e di turbolenza e le forme libere che danno una sorprendente libertà di esposizione dei temi.

Lo stesso compositore adattò l’opera per tre diversi organici: orchestra, due pianoforti e trio.

Le 19 rapsodie N. 1 in Mi maggiore
• N. 2 in Do diesis minore
• N. 3 in Re bemolle minore
• N. 4 in Mi bemolle maggiore
• N. 5 in Mi minore, Héroïde-élégiaque
• N. 6 in Re bemolle maggiore
• N. 7 in Fa minore
• N. 8 in Fa diesis minore (Conte Anton Augusz)
• N. 9 in Mi bemolle maggiore, Pesther Carneval
• N. 10 in Mi maggiore
• N. 11 in La minore (Barone Fery Orczy)
• N. 12 in Do diesis minore (Joseph Joachim)
• N. 13 in La minore (Conte Leo Festetics)
• N. 14 in Fa maggiore (Hans von Bülow)
• N. 15 in La minore, Rákóczy-Marsch
• N. 16 in La minore, Magyar rapszódiá
• N. 17 in Re minore, tirée de l’album de Figaro
• N. 18 in Fa diesis minore, Magyar rapszódiák
• N. 19 in Re minore, d’après les ‘Csárdás nobles’ de Kornél Ábrányi (sr) (1885)

The Trio

Scarica qui The Trio

 

Il Trio

Il trio Alfred Cortot, Jacques Thibaud e Pablo Casals ha per le nuove generazioni un significato quasi leggendario e in Italia, negli anni 1926/29 epoca di queste incisioni e epoca in cui era appena giunta a Milano la Missa Solemnis di Beethoven, un complesso formato dai più prestigiosi nomi del concertismo internazionale era materia gustabile da pochi iniziati e da vecchie signorine che avevano studiato in gioventù il pianoforte (erano rari i giovani nelle sale da concerto), o da qualche allievo di Alfredo Casella che, unico ed isolato, cercava di svincolare la cultura musicale italiana dal suo congenito provincialismo.

Il trio Cortot-Thibaud-Casals si formò nel 1905 e non ebbe praticamente rivali, in quanto non si trattava di tre illustri concertisti che si “mettevano insieme” ma di tre nature di musicisti, splendidi esecutori, ma dai profondi interessi culturali.

Alfred Cortot (1877-1962) allievo di un allievo di Chopin (Descombes) aveva affinato le sue doti interpretative e la sua pratica di interprete come maestro sostituto a Bayreuth, dirigendo nel 1902 a Parigi Tristano e Isotta e Crepuscolo degli Dei e poi numerose opere contemporanee alla Societe des concerts fondata l’anno seguente.

Jaques Thibaud, (1880 morto in un incidente aereo nel 1953) ebbe più severe routine. Diplomatosi a Parigi con il primo premio, per guadagnarsi la vita si accontentò di un posto nell’orchestrina del cafè Rouge ma Colonne lo volle nella sua orchestra e nel 1898 lo presentava in pubblico come solista. Thibaud si affermò rapidamente come uno dei maggiori violinisti del suo tempo.

Pablo Casals (1876) è il patriarca del violoncellismo e da lui si può far iniziare la storia moderna di questo ramo del concertismo. Anch’egli ricco di interessi artistici, solista illustre ma scevro da ogni forma esibizionistica, fu violoncello in orchestra a Parigi e ai Lamoreux, poi concertista dal 1901, fondatore si una sua orchestra a Barcellona. Abbandonerà civilmente la sua patria dopo l’avvento del franchismo e nel 1950 fondò a Prades nei Pirenei un importante festival musicale.

L’unione di questi musicisti, il loro perfetto accordo musicale e umano, ha dato vita a un complesso che per decenni è stato tra i protagonisti della vita musicale in ogni parte del mondo.

Giampiero Tintori

Ravel: Ernest Ansermet dirige l’orchrestra de la Suisse Romande

Lato 1
Daphnis et Chloe
Alborada del Gracioso
Le Tombeau Couperin
1 Prelude

Lato 2
2 forlane
3 Menuet
4 Rigaudon

Ernest Ansermet conducting L’0rchestre de la Suisse Romande

Joseph-Maurice Ravel

(Ciboure (Ziburu, in basco), 7 marzo 1875 – Parigi, 28 dicembre 1937) è stato un compositore e pianista francese. È famoso principalmente per il suo lavoro per orchestra Boléro, e per la celebre orchestrazione, nel 1922, dei Quadri di un’esposizione di Modest Mussorgsky. Egli stesso descrisse il suo Boléro come “una composizione per orchestra senza musica”. Le orchestrazioni di Ravel sono da apprezzare in modo particolare per l’utilizzo delle diverse sonorità e per la complessa strumentazione.

Maurice Ravel nacque nei pressi di Biarritz, nella regione basca francese, ai confini con la Spagna. Suo padre, Joseph Ravel (1832-1908), era un apprezzato ingegnere civile, di ascendenza svizzera e savoiarda (Ravex). Sua madre, Marie Delouart-Ravel (1840-1917), era di origine basca, discendente di una vecchia famiglia spagnola (Deluarte o Eluarte). Ebbe un fratello, Édouard Ravel (1878-1960), con cui mantenne durante tutta la vita una forte relazione affettiva.

All’età di sette anni, il giovane Maurice iniziò a studiare il pianoforte, e iniziò a comporre cinque o sei anni più tardi. I genitori lo incoraggiarono in quest’attività, e lo mandarono a studiare al Conservatorio di Parigi, dapprima per gli studi generali, ed in seguito come studente di pianoforte. Durante i suoi studi a Parigi, Ravel incontrò e frequentò numerosi compositori giovani, e innovativi, che usavano chiamarsi Les Apaches per la loro vita sregolata; il gruppo era famoso per la sua forte inclinazione al consumo di alcolici.

Studiò musica al conservatorio con Gabriel Fauré per quattordici straordinari anni. In questo periodo, Ravel provò diverse volte a vincere il prestigioso premio Prix de Rome, inutilmente. Dopo uno scandalo che implicò anche la mancata assegnazione del premio a Ravel, benché fosse risultato il favorito per la vittoria in quell’anno, Maurice abbandonò il conservatorio; questo incidente comportò anche le dimissioni del direttore del conservatorio. Ravel fu influenzato da diversi stili musicali legati a diverse parti del mondo: il jazz americano, la musica asiatica e le canzoni popolari tradizionali di tutta Europa. Maurice non fu religioso, e probabilmente fu ateo: non gli piacevano i temi di carattere spiccatamente religioso degli altri compositori, come Richard Wagner, mentre preferiva studiare la mitologia classica per ispirarsi. Ravel non si sposò mai, ma ebbe diverse relazioni durature; era inoltre famoso come frequentatore dei bordelli di Parigi.

Durante la Prima guerra mondiale non poté essere arruolato per la sua età e la salute debole: diventò un autista di ambulanza.

Influenza musicale

Ravel si considerò sotto molti aspetti un neoclassico: egli utilizzò, infatti, tecniche e strutture compositive tipicamente tradizionali e diatoniche, con una precisione matematica tanto ammirata, senza mai sconfinare nell’atonalità, per proporre le sue armonie nuove ed innovative.

Ad una prima impressione, fu influenzato da Debussy, ma in realtà Ravel fu ispirato anche dalla musica russa e spagnola, e dal jazz degli Stati Uniti, come si evidenzia dal movimento intitolato Blues della sua sonata per violino e pianoforte e dal clima del Concerto in Re per pianoforte con sola mano sinistra e orchestra, dedicato al pianista Paul Wittgenstein mutilato in guerra.

Maurice Ravel è considerato impressionista al pari di Debussy, ma anche imitando lo stile di altri, il carattere tipico delle composizioni di Ravel rimane evidente.

Ravel al pianoforte

Nell’anno 1928 Ravel visitò gli Stati Uniti e il Canada con il treno, eseguendo concerti pianistici nelle principali sale da concerto di venticinque città. Per la loro riluttanza ad assumere il jazz ed il blues come stile di musica nazionale, affermò che “la maggiore paura dei compositori americani è quella di trovare in se stessi strani impulsi al distacco dalle regole accademiche: a questo punto i musicisti, da buoni borghesi, compongono la loro musica secondo le regole classiche dettate dalla tradizione europea”. Quando il compositore americano George Gershwin incontrò Ravel, gli parlò del desiderio di studiare, se possibile, con il compositore francese. Quest’ultimo rispose: “Perché dovresti essere un Ravel di secondo livello quando puoi essere un Gershwin di primo livello?”

Alcuni appunti e frammenti confermano l’influenza che la musica basca ebbe sul compositore: si nota infatti che in alcune delle sue opere sono utilizzati temi e ritmi tipici della tradizione della sua regione natale.

Ravel commentò che André Gédalge, il suo professore di contrappunto, fu fondamentale per lo sviluppo delle sue qualità compositive. Come strumentista ed arrangiatore per orchestra, Ravel studiò con grande perizia e meticolosità le possibilità espressive dei singoli strumenti, per poterne determinare gli effetti: fu questa la caratteristica che permise il successo delle sue trascrizioni per orchestra, sia delle sue composizioni per pianoforte sia di quelle degli altri compositori,

Egli curò con estrema meticolosità la scrittura dei suoi manoscritti: Stravinskij lo definì l'”orologiaio svizzero”, per la complessità e precisione dei suoi lavori.

Biber: Sonata Policarpi

Heinrich Ignaz Franz Biber

Heinrich Ignaz Franz von Biber (12 agosto 1644 – 3 maggio 1704) è stato un compositore e violinista austriaco, di nazionalità boema

Biber nacque a Wartenberg, in Boemia (oggi Stráž pod Ralskem, Repubblica Ceca). Poco si sa della sua formazione, se non che potrebbe aver studiato ad un Ginnasio di Gesuiti in Boemia.

Prima del 1668, Biber lavorò alla corte del principe Johann Seyfried Eggenberg a Graz e successivamente fu alle dipendenze del Vescovo di Olmütz (oggi Olomouc), Karl II von Liechtenstein-Kastelkorn, a Kroměříž, dove prestava servizio come direttore della Cappella l’amico di Biber Pavel Josef Vejvanovský. Pare che Biber godesse di una buona reputazione e che il suo talento violinistico fosse tenuto in alta considerazione.

Nell’estate 1670, Karl II mandò Biber ad Absam, presso Innsbruck per negoziare con il grande liutaio Jacobus Stainer l’acquisto di nuovi strumenti per la Cappella. Ma il compositore non raggiunse la sua destinazione ed invece raggiunse Salisburgo, dove entrò in servizio presso l’arcivescovo Maximilian Gandolph von Khuenburg. Dal momento che Karl e Maximimilian erano amici, l’ex datore di lavoro del compositore evitò di intraprendere alcuna azione, ma ne fu talmente molto offeso che fece attendere il 1676 per liberare ufficialmente il compositore dai suoi obblighi.

Biber rimase a Salisburgo per il resto della sua vita. La sua carriera musicale e sociale prosperò: egli cominciò a pubblicare la sua musica nel 1676, si esibì di fronte all’Imperatore (e ne fu ricompensato) nel 1677, divenne sostituto maestro di cappella al Duomo di Salisburgo nel 1677 e maestro di cappella nel 1684. Nel 1690 fu fatto nobile dall’Imperatore, con il titolo di Biber von Bibern.

Il compositore sposò il 30 maggio 1672 Maria Weiss, figlia di un mercante salisburghese. La coppia ebbe undici figli, solo quattro dei quali sopravvissero fino all’età adulta. Tutti ebbero talento per la musica: Anton Heinrich (1679–1742) e Karl Heinrich (1681–1749) furono entrambi violinisti al servizio della corte salisburghese, ed in particolare il secondo prese nel 1743 il posto di maestro di cappella a Salisburgo che era già stato del padre. Le figlie Maria Cäcilia (nata nel 1674) e Anna Magdalena (1677–1742) entrarono in convento e alla seconda (contralto e violinista) fu affidata la direzione del coro e della cappella dell’Abbazia di Nonnberg.

Biber fu uno dei più importanti compositori nella storia della musica violinitica. La sua tecnica gli permetteva di raggiungere facilmente la 6ª e 7ª posizione, di impiegare le doppie corde in intricati passaggi polifonici, e di esplorare le varie possibilità della scordatura (accordatura non convenzionale dello strumento), un espediente tecnico già impiegato da compositori italiani, austriaci e tedeschi, tra i quali Biagio Marini, Marco Uccellini e soprattutto Johann Heinrich Schmelzer, che alcuni individuano come possibile maestro di Biber, ma portato da quest’ultimo ad un maestria senza eguali né tra i compositori precedenti, né tra i successivi. Durante la sua vita, la sua musica fu conosciuta e fonte d’ispirazione per molti compositori e violinisti in tutta Europa. Nel tardo ‘700, il musicologo Charles Burney lo definì il più grande compositore per violino del XVII secolo. Nel corso del XX secolo, la sua musica fu riscoperta (soprattutto le 15 Sonate del Rosario o dei Misteri), largamente eseguita e registrata.

La Vienna degli Strauss

La Vienna degli Strauss

Valzer e Polche
Orchestra dell’opera di stato di Vienna
Hans Swarowsky direttore d’orchestra

Voci di primavera (Valzer) Johann strauss
Pizzicato Polca Johann e Josef Strauss
Foglie mattutine (Valzer) Johan Strauss
Senza Pensieri (Polca) Josef Strauss
Tu e tu (Valzer) Johan Strauss
Corteo allegro (Polca) Johan Strauss
Armonia delle Sfere (Polca) Josef Strauss
Palla Franca (Polca) Johan Strauss
Accelerazioni (Valzer) Johan Strauss

Scarica qui La Vienna degli Strauss


Vienna fu da tempo immemorabile un terreno fertile per la musica da ballo.

Haydn, Mozart, Beethoven e altri contemporanei, che tenevano bacchetta all’opera di corte, nei concerti di corte e nelle chiese non ritennero indegno comporre musica da ballo e “mettere le loro penne in movimento per i ridotti imperiali” Le danze dei classici in ¾ erano per lo più minuetti, Landler e valzer :

Questi ultimi, di origine contadinesca, erano in uso nelle regioni alpine dell’Austria e della Baviera. IL Landler è generalmente più lento del valzer. Il trio del minuetto i Mozart, nella sinfonia in mi bemolle maggiore KV543 è un Lanlder, mentre il trio dello scherzo in settimino di Beethoven si avvicina moltissimo al valzer di Vienna. Beethoven fu un pessimo ballerino però si interessò moltissimo alla musica da ballo. Uno dei più importanti prodotti del suo genio creativo e della letteratura musicale in genere è costituito su un tema di valzer: le 33 variazioni su un valzer di antonio Diabelli.

Il valzer diventò moderno negli anni della rivoluzione francese e conquistò rapidamente i cuori di tutti gli appassionati della danza. In Inghilterra però il valzer fu condannato come invenzione scandalosa tedesca. Lor Byron manifestò in una poesia la sua energica opposizione, il Dr. Charles Burney, benemerito cultore di musica, esternò la sua simpatia per le madri inglesi che dovettero vedere le loro figlie abbracciate alla vita durante il valzer e per di più vedere che esse si compiacevano per questa liberà dei loro cavalieri.

La musica da ballo dei classici diventò in certo qual modo affare pubblico che interessava anche gli editori.

Diverso fu il caso di Franz Schubert che non ricevette commissioni ne’ dall’amministrazione del ballo di corte ne’ dagli editori. Egli improvvisava i suoi valzer in case borghesi di Vienna amanti delle belle lettere durante quei convegni sociali che entrarono nella storia della musica di Vienna come “ Schubertiadi”. Quando una volta, durante la quaresima, la polizia disturbo’ un trattenimento di questa specie, Schubert disse: me l’hanno fatto apposta, perche’ sanno che suono volentieri musica da ballo. Schubert passava molte ore al pianoforte per suonare i suoi valzer di cui soltanto una piccola parte fu poi piu’ tardi scritta e pubblicata.

Spesso Schubert e i suoi amici si incontravano nelle trattorie e caffe’ della vecchia Vienna dove si trovava quasi sempre una sala da ballo piu’ o meno grande; secondo rapporti dell’epoca queste sale erano insufficienti per soddisfare il grande desiderio per il ballo della popolazione viennese.