Nicanor Zabaleta

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Nicanor Zabaleta (San Sebastián, 7 gennaio 1907 – San Juan, 31 marzo 1993)
è stato un arpista spagnolo di fama mondiale.

Zabaleta nasce a San Sebastián nel 1907. Nel 1914 suo padre,
musicista dilettante, gli regala un’arpa acquistata in un negozio di
antiquariato. Inizia presto a prendere lezioni da Vincenta Tormo de Calvo,
del Conservatorio di Madrid, e da Luisa Menarguez. Nel1925 inizia gli studi a
Parigi, dove ha come insegnanti Marcel Tournier e Jacqueline Borot. Nel 1926 fa
il suo esordio ufficiale in un concerto nella capitale francese. In seguito va
negli Stati Uniti, e per la prima volta suona in America del nord nel 1934.
Nel 1950incontra in Porto Rico Graziela, la donna che avrebbe sposato nel 1952.
Torna in Spagna e inizia a girare l’Europa. Negli anni tra il 1959 e il 1962 tiene
una cattedra di arpa all’Accademia Musicale Chigiana di Siena. Il suo ultimo concerto
si tiene a Madrid il 16 giugno 1992, quando la cagionevole salute di Zabaleta era già
minata. Muore l’anno successivo, il 31 marzo 1993, a San Juan de Puerto Rico.
Ha suonato soprattutto musica del diciottesimo secolo, ma anche musica antica e moderna.
Per lui hanno composto artisti come Alberto Ginastera, Darius Milhaud, Heitor Villa-Lobos,
Walter Piston, Ernst Krenek, Joaquin Rodrigo. Si stima che abbia venduto circa tre milioni di dischi

 

Donizetti: Don Pasquale

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Scarica qui Don Pasquale di Donizetti

Quando “Don Pasquale” viene rappresentato per la prima volta, nel gennaio del 1843 a Parigi, Gaetano Donizetti ha alle spalle un’intera vita nel mondo dell’opera italiana ed è nel pieno della sua maturità artistica.

Aveva riscosso grandi successi con la Lucia di Lammermoor, “La Fille du Règiment” ed altre opere, ma non era riuscito ad ottenere l’agognata carica di Direttore del Real Collegio di Musica a Napoli.

Questa opera buffa in tre atti, composta in undici giorni e rappresentata al Théâtre Italien di Parigi il 3 gennaio 1843, dal punto di vista librettistico non può dirsi un grande lavoro, ma il ritmo serrato e la sapiente teatralità lo rendono, operisticamente parlando, eccellente.

Tipica del Don Pasquale è l’efficacia con la quale il lirismo e la malinconia si contrappongono al sorriso malizioso o anche alla schietta risata, perseguite dal maestro.

Il libretto del Don Pasquale firmato M. A. (Giovanni Ruffini), si rifaceva a un libretto di Angelo Anelli, musicato da Stefano Pavesi nel 1810 con il titolo di “Ser Marcantonio”

Telemann: Il giorno del giudizio

 

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Scarica qui Il giorno del giudizio di Telemann

Andrea Milanesi domenica 26 giugno 2011

«Telemann scrive un mottetto a otto voci con la stessa facilità e velocità con cui normalmente si scrive una lettera…»: con sincera ammirazione, magari un pizzico d’invidia e anche una venatura di biasimo, in questi termini il sommo Händel ha voluto immortalare l’estro e la prolificità dell’illustre collega. D’altronde i numeri della produzione creativa di Georg Philipp Telemann (1681-1767) non hanno forse eguali nell’intera storia della musica: durante la sua lunga e fortunata carriera l’artista ha affidato al pentagramma qualcosa come oltre 3.300 composizioni, sacre e profane, vocali e strumentali.
Protagonista assoluto della vita culturale tedesca per gran parte del XVIII secolo, fu amico di Johann Sebastian Bach e ricoprì importanti cariche nelle sedi istituzionali più prestigiose. Instancabile lavoratore, con l’oratorio Der Tag des Gerichts (Il Giorno del Giudizio, 1762) portò a termine uno dei suoi ultimi lavori, forse il più “händeliano” per stile e linguaggio; a 81 anni compiuti Telemann dimostrò comunque di mantenere ancora intatte una lucidità e una profondità di pensiero che gli hanno permesso di dare vita a un’opera di ampio respiro e grandiosa concezione.
Ed è con un’appropriata e sontuosa veste sonora che ce lo restituisce l’esecuzione offerta dal Bach Consort di Lipsia sotto la bacchetta di Gotthold Schwarz (cd pubblicato da Rondeau e distribuito da Codaex); la composizione è suddivisa in quattro cantate separate (denominate «contemplazioni») e ai cantanti solisti spetta il compito di impersonare i diversi ruoli allegorici e le figure di primo piano presenti nel libretto (da Fede e Ragione a San Giovanni e Gesù).
Il talento descrittivo e la naturalezza espressiva con cui l’autore tratteggia gli scenari apocalittici evocati dal testo accompagnano l’ascoltatore lungo tutto lo svolgimento dell’oratorio e al termine di una sequenza incalzante di recitativi, arie di tempesta e inni di giubilo, i due cori finali (intonati rispettivamente dalle Anime dei Beati e dalle Creature celesti) vengono contrappuntati dai vigorosi interventi di trombe, corni e timpani: il biglietto da visita con cui il saggio e timorato Telemann sembra congedarsi dalle pene terrene per presentarsi al cospetto del “Giudice supremo”.