Catalani: La Wally

 

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Nel 1889, Catalani iniziò la stesura della sua ultima opera (tratta da un racconto di Wilhelmine von Hillern),
terminandola nel marzo del 1891. Successivamente, nell’estate del medesimo anno, si recò in Tirolo assieme al
celebre scenografo Adolf Hohenstein per osservare gli usi e i costumi locali.

Il 20 gennaio 1892, La Wally andò in scena al Teatro alla Scala di Milano, con la direzione di Edoardo
Mascheroni e un esito molto buono (ebbe tredici repliche). Subito dopo, l’opera venne allestita con successo
anche in altre città, nonostante l’opposizione di Giuseppe Verdi, che accusava Catalani di scegliere soggetti
tedeschi, e che perciò lo vedeva come un traditore della patria (in seguito si pentirà però di tale giudizio).
L’opera arrivò anche ad Amburgo, dove venne diretta da Gustav Mahler, che la giudicò la migliore opera
italiana che aveva diretto. Vennero pianificate delle rappresentazioni anche per il Regio di Torino (1894),
da intendersi come una nuova prima (avendo Catalani modificato il finale dell’opera), ma il compositore non
potrà mai assistervi poiché morì nell’agosto del 1893.

La Wally è stata sempre considerata come la migliore di tutte le opere catalaniane, sia per la
bellezza della musica che per la coerente tenuta drammaturgica, che vieppiù si rafforza col nuovo finale.
E infatti, a dispetto delle forti riserve della critica, l’opera ebbe in passato una buona diffusione,
arrivando anche in America, soprattutto per merito di Arturo Toscanini, sincero ammiratore di Catalani,
che la dirigerà più volte (a una delle proprie figlie darà addirittura il nome di Wally e al proprio figlio
quello di Walter).

Soprattutto in Italia, la fama dell’opera si è nel tempo un po’ ridimensionata, al punto che di essa
si conosce solo la splendida romanza Ebben? Ne andrò lontana. Tuttavia, tramite un ascolto approfondito,
si possono cogliere altri momenti di grande ispirazione (ad esempio i preludi orchestrali al III e IV atto).

La Wally, insomma, è un’opera che attende una piena rivalutazione, vista l’importanza che riveste
nell’evoluzione dell’opera italiana, senza dimenticare l’influsso avuto sul giovane Giacomo Puccini,
che nel 1883 (ai tempi del Conservatorio) ebbe modo di assistere ad una replica di Dejanice che gli
piacque molto, e che in seguito prese spunto nella sua evoluzione proprio da Catalani, tra l’altro
lucchese come li.

Dopo la rappresentazione dell’opera al festival di Bregenz nel 1991, La Wally ha ripreso piede in alcuni
teatri centro-europei; successivamente le rappresentazioni si sono allargate alla Scandinavia e all’Europa
orientale. In Italia, al contrario, Catalani resta un compositore ancora da riscoprire.


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